UN VOLTO UN SOGNO
Spazia la mente tra mille pensieri, rispolvera ricordi per scordare gli affanni, gli affetti più cari rinfrancano l’animo.
Chiudo gli occhi, sogno, sì voglio sognare per evadere, per spaziare gli orizzonti lontani del pensiero che soave e leggiadro mi accarezza.
Un’ombra in lontananza, una mano tremante, un passo incerto, una voce sommessa mi scuote.
Sì lo conosco quel volto, mi è caro, fa parte di me, è quello di mia Madre, voglio accarezzarlo.
Il suo dolce sguardo fissa i miei occhi increduli, bisbiglio il suo nome, le tendo la mano, invano però…, tutto è un sogno, un meraviglioso sogno che svanisce nel mare dei ricordi.
Piera CAMAGLIO
POESIA n. 2 Per i bimbi di BESLAN
Quel 3 Settembre 2004 nei vostri vestiti più nuovi con i mazzi di fiori più belli accompagnati dai vostri cari puntuali e vocianti vi siete presentati all’appello qualcuno volentieri qualcun altro un po’ meno.
Lì per lì avete pensato ad una festa perché no ad uno scherzo anche se un po’ strano o forse subito avete annusato qualcosa nell’aria e improvvisamente siete stati coscienti.
Povere piccole vittime innocenti siete stati umiliati, derisi, violati e trucidati da bestie d’uomini e donne che quello stesso giorno e nelle stesse ore forse, anche loro, mandavano i figli a scuola i loro sono ritornati a casa, e Voi? Voi no!
Voi siete rimasti lì e lì giacete i più sottoterra in una bara gli altri irriconoscibili, dilaniati, introvabili e vi stanno sempre cercando spulciando fra gli elenchi chiedendo con una foto in mano illudendosi, sperando!
C’è chi tra le macerie trova un quaderno, una scarpa, un pezzettino di qualcosa, s’illude e spera spera che il suo bambino scioccato stia ancora scappando e presto torni.
Igor o Ivan o Peter o Irina o altri che son tornati quali ferite si porteranno per sempre nel cuore e nell’anima?
Ma, per avere un po’ di pace su questa terra quante candele dovranno ancora essere accese quanti SMS inviati in nome del solito dio Petrolio nascosto sotto il nome di terrorismo!
Alda BELLETICH
POESIA n. 3 ASPETTARE
Aspettare tra pareti scarabocchiate calligrafie di parole farfugliate. In un altro tempo criniere di galoppi, nel vortice del vento, arrossavano le guance nell’euforia di terre senza nome. Aspettare le dolci attese assaporate nell’estasi di giovani pensieri quando tangibile realtà era il sogno dell’immaginario. Aspettare a una finestra che s’apre sopra i colli drappeggi di tende sulle trasparenze della vita. Quanti giorni di maggio sospesi ai ciondoli del glicine, il cesto di mele sulla tavola nel pulviscolo di luce di spiritelli senza corpo. Aspettare, adesso, nella stanza sulla sedia rovinata nel tempo di una vita e… più non aspettare.
Cristina MANTISI
POESIA n. 4
NON E’ LA GUERRA
Non è la guerra che temo. Guerra è una parola, priva di forza, vuota nella spirito.
Ciò che temo è l’odio sprezzante le miserie sui deboli, la cecità dell’anima.
Temo gli ottusi generali sollevar calici di rosso lacrimanti, svastiche in cuore fiamme negli occhi, a scavar fosse ad eserciti di disperati.
Temo la sconfitta di ogni speranza, i proclami di indifferenza l’ideologia di cera.
Temo il disfarsi di ogni certezza, l’arrancare dietro il quotidiano, quando il privilegio è vivere.
Temo i sogni di giochi infranti, l’infanzia rubata da mani più grandi, mani sporche di infami con demoni in bocca.
Temo l’orrore di piccole bare bianche, allineate sotto le urla di madri morenti, ma di più l’uomo che le racconta col sorriso sulle labbra.
Temo il giorno in cui lampi neri oscureranno la Luce, fiaccando le forze di questo bambino, fortunato, sì, per non aver avuto il tempo di indossare le vostre divise.
Gioca ancora tesoro, va tutto bene, ci sono io…
Gioca…
NOI: FIGLI DELLA GUERRA
Calzavamo zoccoli ai piedi. una mantella copriva la nostra fame. Brache sdrucite di fustagno, arabescate dai tanti rattoppi, scoprivano ginocchia illividite dal freddo. Dei nostri padri conoscevamo solo il nome. Sul comò una fotografia sbiadita ci ricordava carezze non ricevute. Piangevano in silenzio le nostre madri i mariti dispersi nella steppa vittime di una guerra scatenata dalla follia di uomini che di umano possedevano solo il nome. Il freddo asciugava lacrime di fame e solitudine. Cortine di gelo alle finestre nascondevano la nostra miseria. Uomini cresciuti in fretta senza aver vissuto da bambini.
Giuseppe PEROSINO
POESIA n. 6 FIGLIO
con il destino già deciso, sceglieranno per te ad ogni scandire di minuto, sarai medico, stilista, avvocato, e mai semplice uomo libero che non svende la dignità delle proprie idee.
Figlio che cresci dentro una realtà di plastica che impedisce ai pensieri di respirare, figlio d’arcobaleni spezzati prigioniero d’un tempo che scivola sulla pelle come una lama di rasoio.
Figlio che vivi giorni dipinti di sangue, il tempo è falce dei sogni ma tu guarda sempre oltre la siepe dell’indifferenza, cerca nell’impossibile un raggio di luce per l’anima.
Abbracciami forte figlio guarda l’immensità delle stelle e non avere timore, il giudizio delle persone crudeli è solo nebbia nel vento.
Accarezzami ancora figlio, perché domani io non ci sarò, ma tu non avere paura a mostrare le lacrime, perché solo chi è forte dentro non teme un gesto d’amore.
Claudio BELLINI
POESIA n. 7 RITORNO A CAPPELLO
Un’eterea nube oscura momentaneamente il sole. In sogno, rivedo tutte le finestre aperte, le galline nell’aia dietro casa, te, sull’uscio, che fili, mentre attendi il mio ritorno, riodo gli schiamazzi dei bambini, il borbottio spazientito degli anziani, il ritmico battere del martello di papà, mentre affila la falce, percepisco l’odore del fieno al sole, il profumo di legno e calce dei muri anneriti, la fragranza della torta verde nell’antico forno. Il sole torna a splendere sulla valle. L’idillio si dissolve, vedo usci chiusi, sento solo il sibilo del vento, percepisco l’essenza dolce dei ricordi.
Barbara RUARO
POESIA n. 8 CARE MONTAGNE DEL MIO PIEMONTE
Care montagne, ridenti e verdeggianti mio luogo natìo e le serbo nel cuore mio.
Lì son cresciuta, ho trascorso la mia giovinezza tra la mia gente mite e sincera.
Ricordo estesi pascoli in fiore le lunghe passeggiate per i boschi e lì respiravo a pieni polmoni.
Ricordo il profumo dei fiori alpestri, il canto degli usignoli il canticchìo delle fonti.
Ricordo azzurri, limpidi laghetti e torrentelli, ravvivati da trote argentate.
La ricerca dei funghi occhieggianti nel fogliame. La raccolta delle castagne, le sagre paesane.
Ricordo le risate, i canti e l’eco della valle. La gioventù gaia e allegra che ricordo con nostalgia e tanta dolcezza.
Caterina PRATO
POESIA n. 9 METAMORFOSI
Ri-approdavi - navicella con le ruote la carrozzina – al bordo del mio letto dopo salti nel sonno sulla luna.
Rompevi – vivace nella metà di un uovo – con le gambe l’albume del lenzuolo e – con un colpetto della nuca – il tuo guscio di lana.
Avevo stelle nascoste tra i guanciali.
Vai con Le Metamorfosi di Ovidio in bicicletta verso il liceo.
Ora porto ispessiti occhiali: la mia visione invoca lenti da vicino da lontano.
Rotolano di gomma circolare consumate le mie suole: un parabrezza mi separa dalla Realtà mutante che viola incostante uno specchietto retrovisore laterale.
Corro - non mi risucchia un orologio contromano – sull’insistere del martello sul bronzo secolare di campane.
Lama di sole nuova incide il cielo.
A San Cataldo (Pisa), 14 settembre 2004
Giovanni BOTTARO
POESIA n. 10 MAMMA
nel cielo blu cobalto. La luce ambrata, di là dalle colline, fa presagire un domani sereno. Un domani grigio senza te … Quante parole vorrei poterti dire! Parole inespresse, rimaste in sospeso, presso quel letto d’ospedale quando riuscivo a sussurrarti solo: ti voglio tanto bene! E volevo chiederti perdono Per non aver saputo fermare il tempo, per non aver potuto cambiare il destino, per non averti saputo dare tutto ciò che tu, a piene mani e con tanto amore, hai sempre dato a me! Tu parevi dormire, la mano inerte nella mia. Chissà se mi sentivi?
Il cielo, ormai cupo, pare punteggiato da mille brillanti. Uno di quei brillanti, certo sei tu, mamma! Tu, che da lassù mi guardi e perdoni i vincoli della mia umanità.
Rosanna BALOCCO BASSETTI
POESIA n. 11 RITORNO
Libero vola…e nel volar per l’aria spande, là dove passa, la voglia d’infinito…
Con l’ali sue spiegate corre ed incontra il sole. Lo fasciano le nubi, lo bagna il temporale…
Nulla lo può fermare.
Chiamato dall’istinto sorpasserà le vette, macinerà le vie: vuol ritrovare il posto che è lì e lo sta aspettando per approntare un nido e con la sua compagna continuar la vita.
Graziella TAFFURI TINTI
POESIA n. 12
SOGNO
Pallido sole ti guarda facendo capolino dietro un velo di nuvole in un livido cielo sofferente. Mare che sembra un tutt’uno con la spiaggia, parla con il vento. Raccontando di terre lontane, di spazi infiniti, uomini audaci e avventure fantastiche, di bellissime donne e grandi amori. E tu stai lì, con le carezze del vento e la ninna nanna del mare come un bambino cullato dalla mamma.
Patrizio ANSALDI
VERDI SENTIERI
E’ nel verde che trovo me stesso, nel respiro di faggi e castagni, dove il tempo resiste al progresso, dove il muschio attutisce gli affanni.
Negli ombrosi, scoscesi sentieri dove il sole diventa broccato dove aleggiano lievi i pensieri dove trova ristori il passato.
Tra le felci bagnate di brina dove libero corre il cinghiale dove senti nell’aria più fina quel profumo che sa di vitale.
Si, la vita la vivo nel verde tra le foglie baciate dal vento, nelle nota dell’acqua che scende col suo vergine manto d’argento.
Sotto i passi di foglie ingiallite nelle strette di rovi intriganti nelle bionde ginestre fiorite, tra le fronde che intonano canti.
E’ nel verde di libere corse che ritrovo i valori più veri di chi, bimbo, dai fiori raccolse la sostanza dei propri pensieri.
Vivo il bosco e mi sento leggero, come immerso in sogno gitano quasi fosse quel verde sentiero chi ti manca e ti tende la mano.
Massimo GALLI
POESIA n. 14 SCOPRIRO’
Scoprirò il significato di quell’ultimo sospiro soffocato, quel richiamo atterrito dal distacco, sospeso insicuro verso una luce, obbligato ad un passaggio ignaro, quell’ultimo saluto dolente al presente, quell’ossessione scandita dal fato, quella volontà rassegnata all’abbandono, quello sguardo pieno di irreale, e tante altre combinazioni a mosaico, in cui ho perso i tasselli… ma i ricordi son qui, chiusi nel cuore. Mi chiami …? Sono qui …! Ma tu sei già altrove …? Cosa.. Cosa …! Non capisco …! Non posso capire …! Perché è un ciao e non un addio…? Forse è più di un saluto, un arrivederci…ma con gli occhi del cuore…? Il guanciale è ancora troppo umido, di pianto disperato o di sudore di espiazione…? E tu stai già perdendo quel tono melodioso di vita… Ora è già comparsa l’assenza del colore… Eri una tela variopinta anche se ormai scarna… Ora, solo un panno troppo candido e disteso…
***
Meritiamo questo calvario per ogni anima? Siamo degni anche noi di portare una Croce? E più pesante il fardello e più vorticoso il tragitto, ci renderanno meritevoli di ogni arrivederci al cospetto di Chi ora è ancora lontano al nostro umile comprendere umano?
***
Mi restano soltanto, ora, fra le mani stanche di graffiare il vento malfermo e di stringere memorie lontane, la commozione ed il rimpianto di non riconoscere più quel corpo e di non essere stata più presente ed utile al tuo sofferto “esistere” di passaggio, su questo terreno incerto.
Simona BELLONE
POESIA n. 15 PER MICHELA
Nulla quel giorno presagiva dolore eppure in un soffio hai perduto la vita, sei volata via su ali di angeli inquieti via lontano, oltre le nuvole, per sempre.
Non c’è pace nel cuore di chi ti vide sbocciare perché il tempo beffardo non placa il dolore ma alimenta la pena straziante per te candido fiore reciso nel pieno splendore.
Solo i sogni ti ridanno la vita e rendono al mondo i tuoi occhi fanciulli, così splendi di sole e sorridi di gioia.
Ma i sogni svaniscono all’alba in orizzonti perduti e si dileguano come castelli di sabbia inghiottiti dal mare.
La realtà crudele trafuga l’incanto di stringerti ancora, ridesta i ricordi bagnati di pianto e avvolge i pensieri in malinconia perenne.
Nel dolore senza fine per averti perduta il sorriso si spegne e anche i fiori più belli oggi, non profumano più.
Monica BRESCIANO
POESIA n. 16 SELVAGGIO
D’improvviso mi voltai e vidi squarciare l’acqua del fiume da zoccoli di cavalli e puledri. Passato il guado e raggiunta l’altra sponda, lo stallone, irto, agitò le zampe. Forte il suo nitrito, fiero d’essere lui il capo. Sembrava salutasse e in quel momento mi piacque la sensazione che ebbi: essere tra loro e con loro allontanarmi al piccolo trotto, poi galoppare con la criniera al vento; sentirmi libero nella purezza dell’aria, attraversare praterie dove la meta non è altro che la corsa di una breve vita.
Giuseppe GRIECO
POESIA n. 17 GUARDAMI
Guardami e resta in silenzio allo specchio che ritrae il tuo viso. Guardami: sono l’anima tua che guarda la vita che macini ogni minuto tanto in fretta che non sai dove vada. C’è troppo rumore e tutto scorre nella strada tracciata da altri. Ti domandi chi sei, cosa vuoi oltre un suono molesto che vibra. Un altro padrone insistente ti chiama mentre scansi le trappole al buio. T’inganna l’amore, t’inganna il denaro, t’inganna la patria e un dio lontano. Non puoi urlare, non puoi fuggire, non puoi sognare, non puoi pregare.
Non puoi sognare, non puoi pregare, non puoi urlare, non puoi fuggire. T’inganna la patria e un dio lontano, t’inganna l’amore, t’inganna il denaro mentre scansi le trappole al buio. Un altro padrone insistente ti chiama oltre un suono molesto che vibra. Ti domandi chi sei, cosa vuoi nella strada tracciata da altri. C’è troppo rumore e tutto scorre tanto in fretta che non sai dove vada la vita che macini ogni minuto. Guardami: sono l’anima tua che guarda allo specchio che ritrae il tuo viso. Guardami e resta in silenzio.
Emilio CARTASEGNA
SEMPLICEMENTE
Semplicemente, un fruscio di vento si insinua, deciso, fra i rami protesi del bosco.
Semplicemente; come il soffio di una vita s’insinua, furtivo, nell’attesa di una madre.
Paolo ODASSO
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